GUARDIA DI FINANZA: INDAGINI SUL “BUCO” DEL BILANCIO DELL’ASL 1 DI MASSA CARRARA. TRE PERSONE ARRESTATE.
Dopo oltre un annodall’esplosione del “caso ASL 1 di Massa Carrara”, le indagini sono approdate ad un punto cruciale.
La Guardia di Finanza, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Massa, ha svolto indagini a 360°, acquisendo ed esaminando copiosa documentazione ed ascoltando numerose persone informate sui fatti, rimettendo, infine, le proprie conclusioni all’Autorità Giudiziaria.
Il risultato di tutta l’attività d’indagine sinora condotta è nella motivazione dei provvedimenti di arresto,eseguiti in data odierna, laddove si marcanole responsabilità in capo ai due direttori generali pro tempore, Alessandro SCARAFUGGI (dal 2002 al 2007) e Vito Antonio DELVINO (dal 2007 al 2010), chiamati a rispondere del reato di falso in atto pubblico, per le fittizie appostazioni contabili servite ad alterare i bilanci d’esercizio ed a nascondere le rilevanti perdite, presenti nei rendiconti economici,dal 2004 al 2009.
Per i due ex Direttori Generali dell’USL 1 di Massa Carrara, è stata disposta la misura della detenzione presso il loro domicilio.
Il dissesto accumulato negli anni è misurato dall’entità della perditaricostruita con il bilancio approvato dalla nuova gestione, nel 2010, ed ammonta alla ragguardevole cifra di224 milioni di euro.
Colpito da provvedimento di arresto anche l’ex Direttore Amministrativo,Ermanno GIANNETTI (dal 2006 al 2010), a carico del quale figurano imputazioni ancora più pesanti.
Per lui, è stata disposta la detenzione presso la Casa circondariale di Massa.
Diverse le condotte che gli sono state contestate.
Innanzitutto, GIANNETTI è stato chiamato a rispondere del reato di falso in atto pubblico,in concorso con i direttori generali,per il ruolo rivestito nell’ambito del processo di formazione dei bilanci artificiosamente alterati.
Poi, per peculato efalso in atto pubblico,commesso per le innumerevoli distrazionidi denaro,in danno dell’Azienda USL, quantificate in1,5 milioni di euro.
Si tratta di disponibilità finanziarie“drenate”dalle casse della Sanità apuana,attraverso falsi mandati di pagamento,a valere sulla “gestione liquidatoria” della ex ASL 2 di Massa e Carrara (c.d. “gestione stralcio”), di cui GIANNETTI era stato ufficialmentenominato responsabile.
La tecnica consisteva nel creare fittizi mandati di pagamento, con i quali era possibile ottenere,da parte del “tesoriere”, l’emissione di assegni circolari, in favore di persone compiacenti, che “monetizzavano” i titoli e restituivano il denaro all’ex Direttore Amministrativo, oppure all’ordine di aziende o attività commerciali, di cui GIANNETTI era cliente, per l’acquisto di beni per uso personale (automobili, attrezzature, ecc.).
Gli assegni circolari rinvenuti dalla Guardia di Finanza sono oltre 300.
Altri episodi di peculato e falso in atto pubblico, in tempi più recenti (anni 2008-2010), hanno riguardato falsi mandati, a carico della gestione ordinaria dell’Azienda, prodotti per pagare fatture per operazioni (interamente o parzialmente) inesistenti, emesse da compiacenti società della Lunigiana, per l’importo complessivo di oltre 220.000euro, con restituzione di denaro contante, a beneficio del solito GIANNETTI.
Accanto ai tre dirigenti, altre 11 persone, a vario titolo, sono state denunciate per avere agevolato GIANNETTI nella sua condotta illecita, con accuse di falso, concorso nel peculato e violazioni alla normativa antiriciclaggio.
Per quest’ultima ipotesi, sono stati chiamati in causa gli intestatari degli assegni circolari (8 persone), che hanno incassato i titoli per conto di GIANNETTI ed a lui hanno restituito la provvista; tale condotta (quella di chi omette intenzionalmente di indicare alla banca le generalità del soggetto per conto del quale si esegue l’operazione) è punita con la reclusione da sei mesi a un anno.
Nel corso dell’indagine, tra l’altro, le Fiamme Gialle apuane hanno già dato esecuzione a provvedimenti cautelari sui beni di GIANNETTI, al quale sono stati sequestrati oggetti di valore (gioielli ed orologi di pregio), 2 autovetture, armi da fuoco, 3 fabbricati, attrezzature e macchine agricole nonchédisponibilità finanziarie.
Sulla base delle ipotesi di reato formulate dalla Procura, gli indagati, in caso di condanna, vanno incontro a pene molto severe; quelle più elevate riguardano il falso in atto pubblico (da uno a sei anni) ed il peculato (da tre a dieci anni).
Sono al vaglio della Procura ulteriori elementi, suscettibili di eventuale approfondimento investigativo.