A Pisa un centro d’eccellenza: la professoressa Liliana Dell’Osso spiega le novità sia dal punto di vista farmacologico che da quello di altre terapie per curare o, perlomeno, tenere sotto controllo, la depressione
Si sta male, molto male. Intorno si vede il vuoto e dentro c’è una sofferenza che sembra non finire mai. Non è malinconia e neppure tristezza ma qualcosa di più profondo che toglie il fiato. Si chiama depressione e colpisce a tradimento, costringendoci a rallentare, talvolta a fermarci del tutto. È un nemico difficile da sconfiggere, ma con cui, curandosi adeguatamente si può convivere. In questo la scienza ci aiuta, perché se fino a poco tempo fa attenuare i sintomi della depressione durante la fase acuta era l’obiettivo principale del trattamento terapeutico, oggi si cerca di più la qualità della guarigione e soprattutto si dà importanza alla prevenzione.
Così spiega la professoressa Liliana Dell’Osso che da 10 anni organizza a Pisa le “Giornate di Psichiatria e Psicofarmacologia”, Congresso internazionale, in cui si trattano i temi neuroscientifici e clinici più recenti e innovativi.
Gli ormai numerosi fatti di cronaca legati a omicidi e infanticidi, chiamano in causa la depressione. Quale legame esiste fra patologia e questi eventi drammatici?
«Parlare semplicemente di depressione è riduttivo. Non è infatti possibile ridurre la complessità dei singoli casi a un’unica etichetta, poiché ogni soggetto è una storia a sé, e i quadri psicopatologici che portano a uno stesso esito possono essere anche molto diversi tra loro. Con una larga approssimazione si può, comunque, affermare che, quando si arriva a compiere gesti estremi su base impulsiva, è frequente che sia implicato un disturbo dell’umore, unito a un disturbo di personalità. Da non dimenticare il ruolo dei sintomi psicotici, quali i deliri di persecuzione o di rovina, o le allucinazioni uditive che, però, non si presentano solo nell’ambito dei disturbi dell’umore, ma anche in quadri riconducibili allo spettro schizofrenico».
Quali sono le novità sia dal punto di vista farmacologico che da quello di altre terapie per curare o, perlomeno, tenere sotto controllo, la depressione?
«Oggi disponiamo di strumenti sempre più raffinati: la ricerca sviluppa nuove molecole e migliora le formulazioni di quelle già esistenti. Per fare un esempio, una delle ultime novità è il litio a rilascio prolungato che permette un miglior assorbimento e una riduzione degli effetti collaterali di un farmaco che è un vero e proprio salva vita per i pazienti bipolari. Questo ci consente di personalizzare la terapia a seconda delle esigenze del singolo individuo, massimizzandone l’efficacia. Un ottimo risultato, anche se, oggi come ieri, il maggior ostacolo al trattamento resta il pregiudizio verso la psichiatria e verso gli psicofarmaci: molti casi che trattiamo avrebbero potuto avere una prognosi migliore se diagnosticati in fase precoce».
Sensi di colpa, poco appetito poco sonno: è la depressione
Il male oscuro colpisce di più le donne e si fa sentire soprattutto in primavera
Nel centro che lei dirige a Pisa vi occupate di persone depresse provenienti da tutta Italia. In quale percentuale sono toscane?
«Una percentuale alta, dato che il centro è conosciuto sul territorio. Da parte nostra, però, cerchiamo di continuare a incentivare l’accesso anche ai pazienti di altre regioni che superano il 70%».
Come procedete, dal momento della visita in poi, nell’accompagnare i malati nel loro percorso?
«Prima di tutto stabiliamo se sia necessario un ricovero o se il paziente possa essere trattato in regime ambulatoriale. Dopodiché, a seconda delle necessità e delle esigenze, programmiamo visite di controllo, più ravvicinate in un primo momento, per poi diradarsi quando la situazione si sarà stabilizzata. E, se serve, suggeriamo al paziente un ciclo di psicoterapia parallela. Infine, se occorrono supporti specifici e personalizzati (percorsi di tipo riabilitativo, frequenza a centri diurni, supporto domiciliare…) contattiamo i servizi di pertinenza territoriale per organizzarli».
Interagite con altri centri psichiatrici per scambiarvi casi, idee e novità?
«La nostra clinica è inserita in molte reti di ricerca nazionali e internazionali e collaboriamo costantemente con i centri universitari di tutto il mondo, per effettuare programmi di ricerca multicentrici, nonché tenerci aggiornati sui reciproci progressi. Per gli aspetti clinici, invece, operiamo con le strutture territoriali: solo grazie a una corretta valorizzazione dei servizi distribuiti sul territorio è possibile stabilire e far funzionare programmi terapeutici che supportino le necessità dei pazienti a 360 gradi».
IL TIRRENO