Non riescono proprio a farsene una ragione tutti coloro che operavano e fruivano dei servizi del centro giovanile Arci “Carrara Creare Underground”. Ed il suo affidamento alla Masterform viene considerato da molti un abuso di potere ed un boicottaggio mirato e politico da parte dell’Amministrazione e dell’assessorato al sociale. Così, ieri pomeriggio, in occasione di martedì grasso, armati di fisarmonica, spingendo un carretto pieno di scatoloni con su scritto “Gli sfollati del centro”, hanno percorso le vie cittadine: dietro di loro un lenzuolo con l’immagine del sindaco Zubbani mentre, con un lungo naso da pinocchio, promette continuità all’esperienza aggregativa, alle sue spalle la dirigente al sociale Tommasini impugna una bacchetta magica, proprio come la fata turchina. Lungo il percorso il gruppo distribuisce volantini, atti ad informare la cittadinanza di ciò che sta avvenendo: “Nella nostra città mancano gli spazi”, si legge, “per giocare, per il sostegno scolastico, per fare musica, per l’inclusione sociale, la condivisione e la creazione di cultura”, questa assenza provocherebbe disagio sociale giovanile, tedio, solitudine, mediocrità; a questo avrebbe ottemperato il centro, colmando questi vuoti durante i due anni di attività. Grazie al piano Pic Urban II venne finanziata la nascita di un centro per andare incontro alle esigenze giovanili di spazi autogestiti, per la lotta contro l’esclusione e la discriminazione. Ad un certo punto arriva anche una pattuglia di vigili ad identificare i dimostranti…”chissà chi li ha chiamati”, soggiunge il presidente dell’Arci Moisé, “ma oggi è carnevale, lasciateci almeno la libertà di satira. Non sappiamo questo luogo cosa diventerà”, aggiungono gli altri, “ma vorremmo sapere cosa ne sarà di questa grandiosa esperienza e di tutti i progetti esistenti, di quelli che stavano decollando, e di tutti quelli che sarebbero nati in futuro, grazie all’incontro tra le persone e alla valorizzazione delle tante potenzialità dei giovani che vivono nella nostra città: il contenitore certo resta”, concludono, “ma è il contenuto ad esser stato sfrattato”.