Veleni trasportati su carrette del mare che spesso venivano affondate di proposito col loro carico di morte; controlli delle autorità sanitarie pressoché inesistenti o inadeguati nello stabilire la tossicità e la nocività dei bidoni stivati su navi alla fonda nei porti del Mediterraneo. Una di queste, la Zanoobia, battente bandiera siriana, fu bloccata nel porto di Marina di Carrara, carica di migliaia di bidoni contenenti veleni. Le autorità sanitarie e la procura di Massa-Carrara impedirono che quel carico finisse in un paese africano per essere smaltito, e nell’operazione fu coinvolto anche il governo che stanziò ben sei miliardi di lire per la bonifica. Infine, negli stessi anni, una nube tossica si sprigionò dagli impianti della Farmoplant. Alle ispezioni compiute sulla nave, su disposizioni dell’autorità giudiziaria presero parte anche infermieri dell’Asl 1, e la professionalità dei dirigenti e dei paramedici dell’Unità sanitaria locale sarebbe emersa in tutta la sua concretezza anche in occasione delle verifiche e indagini sulla fabbrica chimica della zona industriale apuana, che successivamente venne chiusa per volontà della popolazione attraverso un referendum. A fronte di tutto ciò, l’ex giornalista Silicani ritiene doveroso sottolineare le ingiustizie che uno dei soggetti che hanno operato per tutelare la salute di milioni di persone e la integrità dell’ambiente avrebbe subito. “Questo lavoratore”, afferma l’ex giornalista, “assunto come infermiere generico, era passato all’Unità Operativa igiene del territorio, all’epoca delle vicende legate a Zanoobia e Farmoplant, svolgendo mansioni superiori, peraltro con qualifica di guardia giurata e armata”. Nonostante quindi l’infermiere avesse eseguito verifiche sulla funzionalità di ambulanze in servizio sul territorio apuano e svolto ispezioni sanitarie all’interno degli ospedali sarebbe stato messo in pensione come infermiere generico. Secondo Silicani si sarebbe di fronte ad un trattamento morale, prima che pensionistico, che non terrebbe in nessun conto l’impegno e la professionalità dimostrati in circa venti anni di attività. Se i tentativi di conciliazione con l’Asl compiuti attraverso il sindacato non sarebbero serviti, l’ex giornalista auspica che maggiore giustizia e sensibilità vengano espresse dal giudice.