cermec 1 I legali di Cermec hanno denunciato le banche. Gli istituti di credito coinvolti nell’affaire che ha portato al concordato fallimentare della spa – secondo i legali della partecipata – non potevano non sapere che l’allora presidente e poi direttore generale Roberto Vaira non aveva l’autorizzazione a compiere operazioni superiori ai 100mila euro. «Invece – ha spiegato l’avvocato di Cermec  Adriano Martini hanno accettato che venissero autorizzate cessioni di credito da milioni di euro, e firmata una fiudejussione di 12 milioni di euro».
Banche nel mirino. Un autentico colpo di scena nel processo Cermec, o meglio, per la precisione, nel filone che attiene ai rapporti tra la società pubblica di smaltimento rifiuti e il suo fornitore Delca: l’accusa ipotizza reati di tipo tributario inerenti false fatturazioni e conseguente – ingiustificata – detrazione dell’Iva. In questo secondo filone Roberto Vaira e Luciano Bertoneri sono sott’accusa come amministratori pro tempore di Cermec. Nell’ambito di questo filone, era stato iscritto anche Domenico Del Carlo, legale rappresentante della Delca spa. L’amministratore di Delca è accusato di “emissioni di fatture per operazioni inesistenti” (articolo 9 dlela 74/2000). Delca, però, ha sede legale a Vicopisano, quindi, per quanto attiene alla posizione di Del Carlo, procede la procura di Pisa.

Intanto, a Massa, nell’udienza in cui sono stati ascoltati come testimoni il presidente della partecipata, Ugo Bosetti e il professor Giulio Andreani, nel ruolo di consulente a cui si è rivolta l’azienda in fase di verifica fiscale – che si è parlato della denuncia del maggio scorso. Quella avanzata dagli avvocati della società a sostegno di una tesi secondo la quale “il comportamento delle banche avrebbe fatto sì che Cermec diventasse finanziatore occulto della Delca».

Un nuovo capitolo giudiziario (per quel che riguarda la denuncia sporta nei confronti delle banche sono in corso le indagini preliminari) di una vicenda complessaper la quale si è aperta in tribunale, davanti al giudice Fabrizio Garofalo, il filone relativo all’utilizzo di fatture inesistenti per la detrazione dell’Iva e frode fiscale (articoli 2 e 4 della legge 74 del 2000). Gli anni contestati vanno dal 2004 al 2008. Al centro del procedimento ci sono 33 milioni di fatture per prestazioni inesistenti per le quali la sottrazione indebita di Iva è stata di 3,3 milioni e le sanzioni applicate alla società di 7 milioni e mezzo di euro (scese a 1,4 dopo l’accordo con l’Agenzia delle Entrate).

Ma c’è anche un altro aspetto importante: per i 33 milioni di fatture relative a prestazioni inesistenti, ci sarebbero 12 milioni di credito (falso) che sarebbe stato ceduto alle banche da Delca. E gli istituti di credito, in fase poi di concordato, avrebbero bussato alle porte (o meglio alle casse) di Cermec. Il meccanismo, finito al centro del processo riguarda i rapporti fra le due aziende.

Le due aziende – la prima di natura pubblica (controllata dai Comuni di Carrara e Massa), la seconda privata – avevano stipulato un contratto per il trasporto di rifiuti destinati allo smaltimento in discariche fuori provincia. Secondo la Finanza, un centinaio di fatture emesse da Delca Spa erano false. Ad esse, cioè, non corrispondeva alcuna prestazione. In altre parole: Delca fatturava a Cermec trasporti di rifiuti e altri servizi in realtà mai effettuati. A volte le fatture sono state “corrette” dalla stessa Delca con note di credito, mentre, in molti altri casi, sono stati emessi documenti fiscali senza che fosse stato effettuato alcun servizio di trasporto o con trasporto effettuato in rilevante ritardo rispetto alla data di emissione del documento.

 

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