Con la prima ondata di freddo prevista già nella giornata di domani, l’epidemia influenzale è ai blocchi di partenza. Fino ad oggi sono stati i bambini i più colpiti, d’ora in poi, toccherà anche agli adulti. E l’influenza non ci lascerà fino a Pasqua, con un totale di circa 25.000 casi a Massa e provincia. Per la settimana entrante, si calcola che saranno messe a letto oltre 700 persone. Il picco è previsto per la metà di febbraio. Un’influenza comunque – spiega il virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco – considerata nella media.
Vaccinazione e prevenzione. L’impegno informativo ed organizzativo delle istituzioni come ogni anno c’è stato, soprattutto a tutela delle fasce più deboli, ma in complesso non ha raggiunto le percentuali sperate. Ancor più importante, dunque, sarà il ruolo della prevenzione. Quindi, coprirsi adeguatamente all’esterno, vestiti a strati, proteggendo in particolare capo, gola e piedi. Inspirare con il naso ed espirare attraverso la bocca. Il naso ha, infatti, la proprietà di mitigare l’aria fredda inalata. Tenere libere le vie aeree. Evitare, per quanto possibile, luoghi affollati. Lavarsi spesso e bene le mani, il veicolo più facile per la diffusione del virus. In casa, la temperatura ideale deve oscillare fra 18 e 22 gradi, con un indice d’umidità intorno al 50%. Aerare bene le stanze dove si andrà a dormire.
Disturbi e sintomi. I primi sintomi sono dolori articolari diffusi, stanchezza, febbre, mal di gola, disturbi intestinali. Preferire inizialmente i farmaci sintomatici, ricorrendo agli antibiotici su indicazione del medico curante. Continuare ad assumere le terapie di base già in atto. Non prendere iniziative individuali.
Alimentazione. Utile è aumentare il numero di calorie, ricorrendo a cibi più grassi rispetto a quelli dell’estate, senza comunque inutili abbuffate. Valide sono frutta e verdura in abbondanza. Circa i liquidi, è bene introdurne due litri ogni giorno.
Una ricetta di mille anni fa. Di massima, i giorni critici, anche allora, erano sostanzialmente quattro. Certo, il più delicato era comprensibilmente il primo con i disturbi di sempre, il calo delle forze ed il malessere generale. Quello che dava più fastidio era l’arsura, una sete che tormentava e l’assenza d’appetito. All’epoca si ragionava così: digiuno totale a scopo depurativo, con il supporto di bevande ben specifiche come la tisana al finocchio e le spremute di frutta.Il giorno dopo, un passo in avanti: la minestra d’avena, qualcosa di solido nella tisana, mele cotte.Terzo giorno, con vino e brodo di pollo. Quarto e,spesso, conclusivo, con la comparsa di cibi solidi come pane di farro o di spelta, frutta e verdure cotte. A scriverlo fu la prima donna medico, Ildegarda di Bingen. E rispetto alle prescrizioni di oggi non è davvero molta la differenza.
il tirreno