«Un’immagine distorta e denigratoria da cui vogliamo prendere le distanze».
Sono le prime parole degli Imprenditori del settore del lapideo di Carrara, che si dissociano da tutto ciò che è stato detto attraverso la messa in onda del programma “Report” di Raitre, che ha leso l’immagine di uomini e aziende con alle spalle una lunga storia di lavoro, fatica e senso etico. Ci sentiamo di prendere le distanze anche dalle alluvioni capitate in città, probabilmente dovute alle bombe d’acqua e all’incuria del letto del Carrione, non da altre cause imputabili al settore del marmo.
«A nome degli Imprenditori del settore del lapideo – spiega il presidente di sezione Fabrizio Santucci, dal quartier generale degli Industriali del Marmo – vogliamo prendere le distanze con l’immagine diffamatoria emersa dall’ultima puntata del programma “Report” del 21 Aprile 2024. Dalla trasmissione è infatti emersa una serie di informazioni che mal dipingono l’intero settore, facendolo risultare come una Babele, con la quale rapportarsi con diffidenza.
Innanzitutto, va ricordato come i numeri presentati dalla trasmissione Report siano stati confezionati a regola d’arte per gettare fango sull’intero settore. Ci teniamo a dire che l’aver evidenziato presunta negatività di un gruppo ristretto di aziende ha gettato discredito anche sulle altre cento imprese del lapideo che operano sul territorio, adottando criteri di legge e sani principi gestionali. E’ quindi stato puntato un fascio di luce su realtà circoscritte, andando in quel modo a screditare tutte la stragrande maggioranza delle altre aziende, che operano in modo lineare e trasparente. Va infatti spiegata un’altra cosa importante: i dati presentati da Report, quando parlano di pochi dipendenti per quelle imprese circoscritte, non sono reali. I “big”, quali Sagevan, Marbo e IGF contano ben più dipendenti perché le loro aziende collegate in cava presentano molte decine di lavoratori. A loro volta, le suddette aziende distribuiscono il loro materiale su un tessuto locale, che dà vita a filiere di lavorazione che sono il fiore all’occhiello dell’intera città di Carrara.
Un’ulteriore precisazione va fatta per ciò che riguarda la parte del programma incentrata sugli utili: solo una minima parte delle imprese possono vantare i numeri citati. La maggioranza di esse rappresenta quel tipo di industria, come spiegato dall’esperto Gian Gaetano Bellavia, con fatturati in linea coi trend nazionali, anche del settore manufatturiero.
Frequenti sono le visite di Asl e di Arpat nelle nostre attività, sia a valle, che a monte. Così come tante sono le ispezioni degli altri organi di controllo, a cui rispondiamo sempre con la massima attenzione e spirito collaborativo. Altrettanto frequentemente, va precisato, possiamo registrare l’assoluta regolarità del lavoro svolto che – è bene rammentarlo – offre lavoro a migliaia di persone, sia direttamente, sia attraverso un indotto su cui s’impernia l’economia di Carrara. Da una recente stima, infatti, è emerso come migliaia di famiglie abbiano almeno un componente che opera nel settore del marmo, sia egli direttamente in cava, nei laboratori, nelle segherie o in quelle attività correlate come la segagione, la produzione di materiali abrasivi, fili diamantati o macchinari per la lavorazione, il trasporto e il commercio. Per non parlare della rete impiegatizia, grazie alla quale il brand del marmo continua ad essere un’eccellenza conosciuta in tutto il mondo.
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, i nostri preposti e tutti i lavoratori sono messi in condizione di lavorare secondo i criteri previsti dalla normativa. Ma questo viene fatto non tanto per imposizione (e rispetto) delle Leggi, bensì perché ogni attività viene vissuta anche con caratteristiche familiari, che ben distano dalle logiche di fatturati, compensi, introiti e “utili stratosferici”. Per l’imprenditore, un eventuale lutto sul cantiere è un lutto familiare, perché con ogni dipendente si instaura un rapporto fatto di sudore e fatica, magari spesi per anni e amalgamati assieme da centinaia di esperienze condivise, che fungono da collante, sia in ambito professionale, che inevitabilmente affettivo.
A questo proposito, l’Associazione prende le distanze anche dal “fuori onda” dove sono state trasmesse le parole dell’imprenditore Alberto Franchi. Parole che non ci rappresentano e che lo stesso imprenditore non faticherà a riconoscere come sbagliate.
Per finire, poniamo un quesito: a detta dell’amministrazione, vengono versati attualmente al Comune 25 milioni di euro l’anno di tassa marmi (pur con un’escavazione che si è ridotta rispetto del 20% rispetto agli anni precedenti e tralasciando ciò che la Fondazione Marmo riversa sul territorio). Dal servizio è emerso che, dei 25 milioni di tassa marmi, 5 vengono impiegati a copertura del mutuo della strada dei marmi, un milione circa viene speso per il ripristino delle strade. Ma il resto?