Che la vendita di oggetti raffiguranti Benito Mussolini possa essere o meno reato di apologia di fascismo, oggi come oggi, conta ben poco se si considerano i gadget più disparati che si possono trovare nei negozi e nelle bancarelle, dagli accendini alle tazze, dalle medagliette ai grembiuli da cucina. Ma in una città come Massa, decorata di medaglia d’oro, le maglie fasciste ordinate sugli scaffali di un negozio non sono proprio andate giù ad un responsabile dei Carc che le ha fatte ritirare. Scatenando nell’immediato la reazione della commessa e a qualche giorno di distanza ecco arrivare i primi commenti politici, da un partito all’opposto, quello della Destra. A parlare è il responsabile provinciale Filippo Menconi: “siamo in un paese libero dove ognuno di noi è libero di esprimere e “esporre” ciò che vuole.” Un atto definito da Menconi violento e arrogante che se giustificato e fatto passare dal militante di sinistra come un gesto positivo nei confronti della società. Secondo l’esponente di destra Luca Pretazzini avrebbe esercitato terrorismo psicologico nei confronti della commessa e del direttore che ha ritirato la merce per non incorrere in qualche guaio. Non ci sarebbe stata la stessa reazione però se in quel negozio fossero state esposte t-shirt di dittatori comunisti, dice Menconi che si appella al senso di democrazia e libero mercato. I carc, conclude, farebbero meglio a lottare per i problemi che affliggono il territorio senza creare disordini, non solo contro la propria controparte politica, ma ora anche contro chi lavora onestamente.